21 Aprile 2025

Report Costi e Oneri (Rendiconto MiFID): la cartella clinica dei tuoi investimenti

Se non conosci il prezzo di qualcosa, probabilmente la stai pagando troppo.

Ogni anno banche, SIM e reti di consulenza devono inviarti il Rendiconto Costi e Oneri ex MiFID II: un prospetto che riassume, voce per voce, quanto è realmente costata la gestione dei tuoi investimenti. È l’equivalente di una cartella clinica: contiene parametri vitali (commissioni, spese di intermediazione, oneri fiscali) e l’effetto che hanno avuto sul rendimento.

La normativa europea è chiara, ma la prassi rivela un paradosso: molti risparmiatori, anche molto facoltosi, ignorano di possedere questo documento o non lo aprono. Risultato? Centinaia di migliaia di euro di costi improduttivi che restano nascosti in bella vista.

Che cos’è il Rendiconto MiFID

 
  • Origine normativa — Introdotto con la Direttiva MiFID II (2018) e recepito da Consob.
  • Scopo — Garantire trasparenza ex‑post su tutti i costi sostenuti nell’anno, monetari e in percentuale, e mostrare l’impatto che hanno avuto sul rendimento lordo.
  • Periodicità — Una volta l’anno (di regola tra marzo e giugno, sul rapporto al 31 dicembre precedente). Alcuni intermediari lo caricano in area riservata, altri lo inviano via PEC o posta.
  • Perimetro — Conti titoli, gestioni patrimoniali, polizze unit‑linked, fondi, ETF, certificates, derivati. Sono esclusi i depositi a vista e la previdenza complementare.
 

Perché è diverso da un estratto conto

 

Il rendiconto è retrospettivo e consolidato: somma costi visibili e occulti (retro‑ commissioni, inducements, spese di performance, costi di trading) e li rapporta al rendimento, così puoi calcolare il total cost of ownership del tuo portafoglio.

 

Il costo reale degli investimenti in Italia

Il quadro ufficiale è chiaro: secondo i dati più recenti Consob e ESMA i risparmiatori italiani pagano in media tra l’1,7 % e il 2,3 % annuo per fondi comuni e gestioni, con picchi che superano il 3 % sui comparti azionari specialistici. Numeri che collocano l’Italia fra i Paesi europei più “carichi” di fee.

Asset classCosto medio ItaliaCosto medio UEFonte
Fondi azionari2,10 %1,40 %ESMA, Report Cost & Charges 2024
Fondi bilanciati1,85 %1,20 %ESMA
Fondi obbligaz.1,40 %0,90 %ESMA
Gest. patrimoniali multi‑asset2,30 %1,60 %Consob, Relazione Annuale 2024

Dati arrotondati su campione retail; costi totali “all‑in”, inclusi inducements e costi di transazione stimati.

 

Quanto incide davvero lo 0,70 %?

A molti risparmiatori lo scarto fra 1,6 % e 2,3 % sembra un dettaglio. Non lo è. Basta la regola dell’interesse composto per trasformare qualche decimo in un fiume di capitale perduto.

IpotesiPortafoglio APortafoglio B
Rendimento lordo annuo5,0 %5,0 %
Costo totale annuo1,6 %2,3 %
Rendimento netto annuo3,4 %2,7 %
Valore dopo 20 anni su 10 M €19,3 M €17,5 M €
Differenza di capitale 1,8 M €

Un delta di 0,7 % all’anno brucia quindi 1,8 milioni in vent’anni – liquidi e senza assumere alcun extra‑rischio di mercato. L’effetto peggiora su orizzonti più lunghi o con rendimenti lordi inferiori.

Su un portafoglio da dieci milioni di euro, uno scarto medio dello 0,70 % significa oltre 1,5 milioni di capitale finale in meno, a parità di performance lorda.

Hidden costs – il livello che non si vede. Il Rendiconto MiFID fotografa i costi di primo livello (commissioni di gestione, performance fee, spese di consulenza, oneri di intermediazione ecc.). Restano però spesso fuori le voci di secondo o terzo livello:

  • costi impliciti di negoziazione (market impact, slippage);
  • fee degli strumenti “sottostanti” nei fondi di fondi o nelle polizze unit‑linked;
  • spese legali e di amministrazione nei veicoli di private equity;
  • costi di custody e transazione su asset reali (immobili, arte) che non transitano su dossier titoli.

ESMA, nelle Q&A Cost & Charges (agg. febbraio 2024), ricorda che intermediari e gestori devono «ragionevolmente stimare» tali oneri; nella pratica, molti si limitano alle sole spese dirette. Il risultato? Un delta anche dello 0,30‑0,50 % annuo fra ciò che appare nel rendiconto e ciò che incide sul rendimento.

 

Guida pratica: come leggere e usare (davvero) il Report Costi & Oneri Guida

 

Perché farti affiancare da un professionista indipendente

  1. Traduzione simultanea. Un advisor che non percepisce retrocessioni conosce la tassonomia dei costi bancari e assicurativi: trasforma righe oscure in numeri comprensibili, individua le voci mancanti e le stima.
  2. Ottimizzazione chirurgica. Confronta il tuo costo “all‑in” con benchmark di mercato, evidenzia duplicazioni (ad es. sovrapposizioni di fondi) e propone interventi mirati per ridurre fee e sprechi – anche solo negoziando classi istituzionali più economiche.
  3. Senza strappi inutili. Migliorare l’efficienza non significa per forza cambiare banca o banker. Spesso bastano poche modifiche contrattuali (passaggio a un mandato fee‑only, razionalizzazione dei veicoli) per conservare le relazioni storiche ma a condizioni più favorevoli.
  4. Monitoraggio nel tempo. Il professionista consolida i dati anno dopo anno, costruendo una serie storica che diventa bussola strategica per la Family Governance.
 

Gli step da seguire:

 

Passo 1 — Recupera il documento

  • Accesso area riservata (sezione Rendicontazioni MiFID o Trasparenza costi).
  • Se non lo trovi, chiedi esplicitamente alla banca/SIM l’invio. È un tuo diritto.
 

Passo 2 — Individua le quattro caselle chiave

  1. Costi di gestione: fee su fondi/mandati; attenzione ai management fee sovrapposti.
  2. Costi di intermediazione: commissioni di negoziazione, spread su cambi/derivati.
  3. Incentivi (inducements): retrocessioni pagate dall’emittente al distributore.
  4. Impatto totale: somma dei tre punti sopra + oneri fiscali, espresso in € e %.
 

Passo 3 — Calcola l’effetto sul rendimento

  • Prendi il rendimento lordo (prima colonna)
  • Sottrai il costo totale (euro)
  • Ottieni il rendimento netto. Se il netto è < inflazione media + obiettivo di portafoglio, hai un campanello d’allarme.
 

Passo 4 — Fatti queste domande

  • Le commissioni di performance sono calcolate sul benchmark corretto?
  • Ci sono prodotti con costi > 1,5 % che potrei sostituire?
  • L’advisor riceve inducements su strumenti che propone?
  • I costi di cambio/trading sono coerenti con la rotazione strategica?
 

Passo 5 — Passa all’azione

  • Confronta più anni: costi in salita sono un segnale di inefficienza.
  • Negozia o sostituisci: ETF o mandati istituzionali riducono l’onere.
  • Centralizza le posizioni: meno dossier = più potere contrattuale.

Nota: ridurre lo 0,50 % annuo su un portafoglio da 10 M € equivale, in 20 anni, a oltre 1 M € di capitale in più (a parità di performance).

 

Conclusione — Per cosa sto pagando?

Chiudiamo con una domanda che vale più di qualsiasi simulazione di performance: «Per cosa sto pagando, esattamente?» Non è filosofia finanziaria; è il criterio più semplice (e più spietato) per misurare l’efficacia del tuo portafoglio.

  1. Metti il costo al centro della conversazione

Ogni euro di onere che individui nel Rendiconto MiFID è un euro sottratto al rendimento composto. Il punto non è “spendere zero”, ma spendere consapevolmente per un servizio che generi valore. Hai costi di gestione elevati? Pretendi strutture di portafoglio che battano un benchmark comparabile. Paghi un consulente per il re‑balancing tattico? Chiedi di vedere, numeri alla mano, l’incremento di rendimento netto che quella tattica ha prodotto.

  1. Dal prezzo alla funzione: differenzia costi da investimenti

Un mandato fee‑only o una due‑diligence indipendente hanno un costo esplicito, ma sono investimenti in controllo e qualità. Le retrocessioni occulte, invece, sono costi puri: non compri alcuna competenza aggiuntiva, solo frizioni. Il primo passo per migliorare l’efficienza è separare ciò che paga competenza (investimento) da ciò che ingrassa inerzie di filiera (costo).

  1. Fai emergere il livello sommerso

Il Rendiconto MiFID ti mostra lo strato superficiale: management fee, inducements, commissioni di trading. Ma sotto c’è un secondo strato — slippage, spread impliciti, costi di struttura nei veicoli alternativi — che spesso resta invisibile. Richiedi stime puntuali su questi oneri: la normativa europea obbliga gli intermediari a fornirle «quando ragionevolmente stimabili». Se non le ottieni, chiediti perché.

  1. Agisci in tre mosse
  1. Recupera e archivia gli ultimi report MiFID per ogni banca e polizza. Consolida i numeri in un unico foglio di calcolo.
  2. Calcola il tuo “all‑in cost”: costi totali divisi per patrimonio medio. Confrontalo con un benchmark di riferimento (es. < 1 % per portafogli ETF, 1‑1,5 % per gestioni multi‑asset, 2 %+ se usi strategie illiquide).
  3. Decidi il prossimo passo: negoziare classi più efficienti, ridurre la rotazione, o farti affiancare da un advisor indipendente per una due‑diligence completa.
  1. Il momento giusto è ora

I costi sono come l’interesse composto: lavorano ogni giorno — per te o contro di te. Rimandare di un anno significa lasciar evaporare capitale che non tornerà. Una prima analisi dettagliata del patrimonio mobiliare non richiede di cambiare banca né di stravolgere il portafoglio; richiede solo di guardare i numeri nudi. Dopo, le decisioni arriveranno quasi da sole.

In sintesi: non chiederti solo quanto stai pagando, ma perché lo stai pagando. Se non trovi una risposta solida, è il momento di agire. Con trasparenza, metodo e la guida di un professionista che non abbia agende parallele.